IL NOME





Il nome (o sostantivo) è la parte del discorso che indica:

- una persona
- un animale
- una cosa
- un luogo
- un’idea
- un sentimento
- un valore
- un ideale
- un’azione

Il nome svolge una funzione fondamentale nel discorso, perché permette di individuare ciò di cui si sta parlando. Con i nomi possiamo identificare tutti gli aspetti della realtà che ci circonda, sia quelli materiali, sia quelli immateriali.

•    Nomi concreti e nomi astratti

Il nome indica cose che possiamo vedere e toccare, come persone, animali, piante, oggetti.

Sono nomi, ad esempio: bambino, nonno, coniglio, cane, tappeto, fiore, pino, orologio.

I nomi di cose che possiamo vedere e toccare si chiamano concreti.

Il nome indica anche cose che possiamo provare, sentire e immaginare, come sentimenti, stati d’animo, valori e ideali.

Sono nomi, ad esempio: bellezza, giustizia, freddo, caldo, felicità, paura, noia, dolore.

I nomi di cose che possiamo provare, sentire e immaginare si chiamano astratti.

•    Nomi comuni e nomi propri

Il nome può essere comune, quando indica qualcosa in modo generico, generale.

Sono nomi comuni, ad esempio: città, piazza, mamma, libro, macchina.

Giovanni e Lidia sono andati in città.
In piazza c’è un concerto.
La mamma ha cucinato una torta.
Sto leggendo un libro bellissimo.
La tua macchina va davvero veloce!

Il nome può essere proprio, quando indica qualcosa di unico, specifico, individuale.
Il nome proprio va scritto con l’iniziale maiuscola.

Sono nomi propri, ad esempio: Francesca, Venezia, Divina Commedia, Ferrari, Messico.

Mia sorella si chiama Francesca.
Venezia è una città splendida.
Hai studiato la Divina Commedia per l’interrogazione?
Sogno di guidare una Ferrari rossa.
La prossima estate andremo in vacanza in Messico.

•    Nomi maschili e nomi femminili

Il nome può essere maschile quando si riferisce a persone e ad animali di sesso maschile o a cose considerate maschili.

Sono nomi maschili, ad esempio: il sole, lo specchio, il letto, il tavolo, il maglione, lo zaino.

Il nome può essere femminile quando si riferisce a persone e ad animali di sesso femminile o a cose considerate femminili.

Sono nomi femminili, ad esempio: la luna, la stazione, la sedia, la borsa, l’arancia, la matita, la radio.

Sono generalmente nomi maschili quelli che:

- terminano in -o: il giardino, il vaso, il cuscino, il coltello.
eccezione: la mano, la radio, l’auto, ecc.

- i nomi dei mesi e dei giorni della settimana: gennaio, giugno, lunedì, venerdì.
eccezione: domenica

- i nomi di monti, fiumi, laghi: il Po, l’Appennino, il Garda, l’Everest.
eccezione: le Alpi, la Senna, ecc.

- i nomi degli Stati che non terminano in -a: il Cile, il Texas, il Perù, il Portogallo.

- i nomi stranieri che terminano per consonante: lo sport, il bar, il camion.

Sono generalmente nomi femminili quelli che:

- terminano in -a: la casa, la vestaglia, la pentola, la spugna.
eccezione: il papa, il poeta, il giornalista, ecc. e alcuni nomi propri: Mattia, Luca, Andrea, ecc.

- terminano in -i: la tesi, la crisi
eccezione: il brindisi, il bisturi, ecc.

- terminano in -gione, -sione, -zione, -ie, -igine: la religione, la pensione, la stazione.

- terminano in -tà, -tù o con vocale accentata: la città, la virtù, la tribù.
eccezione: il caffè, il tè.

- i nomi di città, regioni, isole: Milano, Parigi, Roma, Lombardia, Sardegna.

•    Dal maschile al femminile: il genere può essere cambiato solo ai nomi di persona e di animale

 Solitamente, la radice del nome rimane invariata: si modifica solo la desinenza.
Ecco come:

Maschile

Femminile

Desinenza in -o: nonno, gatto

                           avvocato

Desinenza in -a: nonna, gatta

Desinenza di -essa: avvocatessa

Desinenza in -e: signore

                           professore

Desinenza in -a: signora

Desinenza in -essa: professoressa

Desinenza in -a: poeta

Desinenza in -essa: poetessa

Desinenza in -tore: attore

Desinenza in -trice: attrice

 
IMPORTANTE
:

 - Alcuni nomi rimangono uguali sia al maschile sia al femminile: il giornalista, la giornalista; il nipote, la nipote.

 - Alcuni nomi formano il femminile in maniera irregolare, modificando parte del tema: cane, cagna; dio, dea; eroe, eroina.

 - In alcuni nomi, la forma maschile e quella femminile differiscono completamente: uomo, donna; marito, moglie; fratello, sorella; frate, suora; ecc.

 - Alcuni nomi di animali vengono usati sia per indicare sia un esemplare maschile, sia un esemplare femminile: aquila, corvo, volpe, squalo, serpente. In questo caso il genere verrà individuato mediante altre parti del discorso (articolo, aggettivo, participio).


•    Nomi singolari, nomi plurali e nomi collettivi

Il nome può essere singolare quando si riferisce ad un unico elemento: una persona, un animale, una cosa, un’idea, ecc.

Sono nomi singolari, ad esempio: giornale, mattina, sciarpa, quaderno, figlio.

Devo ancora comprare il giornale di oggi.
Di mattina faccio sempre fatica a svegliarmi.
Mi piace molto la tua sciarpa rossa.
Aprite il quaderno e iniziate a scrivere.
Mio figlio è molto educato.

Il nome può essere plurale quando indica due o più elementi: due o più persone, animali, cose, idee, azioni, ecc.

Sono nomi plurali, ad esempio: giornali, mattine, sciarpe, quaderni, figli.

Ho un sacco di vecchi giornali.
Queste mattine fa ancora molto freddo.
Le tue sciarpe sono sempre così colorate!
Hai comprato i quaderni nuovi?
I miei figli sono delle pesti.

Il nome può essere collettivo quando indica un insieme di persone, di animali o di cose. Il nome collettivo presenta sia la forma singolare sia la forma plurale.

Sono nomi collettivi, ad esempio: classe, bosco, mandria; classi, boschi, mandrie.

La mia classe andrà presto in gita a Torino.
Il bosco, di notte, era davvero inquietante.
La mandria è andata a pascolare lontano da qui.
Tutte le classi della scuola sono radunate in auditorio.
Vogliono tagliare tutti quei boschi per costruire una nuova zona residenziale.
Quel signore è proprietario di numerose mandrie di buoi.

•    Dal singolare al plurale

Solitamente, si modifica solo la desinenza del nome, mentre la radice rimane invariata. Ecco come:

Singolare

Plurale

Desinenza in -o: quaderno

Desinenza in -i: quaderni

Desinenza in -a, femminile: donna

Desinenza in -e: donne

Desinenza in -a, maschile: pirata

Desinenza in -i: pirati

Desinenza in -e, maschile e femminile: madre

                                                          padre

Desinenza in -i: madri

                         padri

Le eccezioni sono davvero numerose.

Singolare

Plurale

Desinenza in -ca, -ga, maschile: duca, collega

                                   femminile: oca, collega

Desinenza in -chi, -ghi: duchi, colleghi

                     -che, -ghe: oche, colleghe

Desinenza in -cìa: farmacìa

                     -gìa: bugìa

                     -chìa: monarchìa

 

Desinenza in -cìe: farmacìe

                     -gìe: bugìe

                     -chìe: monarchìe

Desinenza in -cia: pancia

                     -gia: frangia

*con -cia e -gia precedute da consonante

 

Desinenza in -cia: camicia

                     -gia: valigia

*con -cia e -gia precedute da vocale

Desinenza in -ce: pance

                     -ge: frange

 

 

Desinenza in -cie: camicie

                     -gie: valigie

Desinenza in -co, -go: banco, albergo

*nelle parole con accento piano

 

Desinenza in -co, -go: sindaco, asparago

*nelle parole con accento sdrucciolo

Desinenza in -chi, -ghi: banchi, alberghi

 

 

Desinenza in -ci, -gi: sindaci, asparagi

 

Desinenza in -logo: sociologo

*con termini che si riferiscono a persone

 

Desinenza in -logo: dialogo

*con termini che si riferiscono a cose

Desinenza in -logi: sociologi

 

 

Desinenza in -loghi: dialoghi

Desinenza in -scia: fascia

Desinenza in -sce: fasce


IMPORTANTE:

- Alcuni nomi sono invariabili: mantengono, cioè, la stessa forma sia al singolare sia al plurale.
 Sono invariabili, ad esempio: il re, i re; la città, le città; il brindisi, i brindisi.

 - Alcuni nomi sono difettivi: vengono usati, cioè, solo ed esclusivamente al plurale o solo ed esclusivamente al singolare.

Sono nomi difettivi del plurale, cioè hanno solo il singolare, ad esempio:
latte, miele, caffè; morbillo, peste, colera; bontà, codardia, coraggio; fame, sete, sonno; piombo, oro, argento.

Sono nomi difettivi del singolare, cioè hanno soltanto il plurale, ad esempio: i pantaloni, le forbici, gli occhiali.

- Alcuni nomi sono sovrabbondanti: hanno cioè più forme per il singolare e più forme per il plurale. Attenzione: spesso i due plurali hanno significati differenti!


•    Nomi primitivi e nomi derivati

Il nome può essere primitivo quando non deriva da nessun altro ed è composto solo da radice e desinenza.

Sono nomi primitivi, ad esempio: scuol-a, latt-e, can-e, cart-a, giornal-e.

Maria arriva a scuola sempre in ritardo.
Assaggia il latte: è freschissimo!
Devo ancora portare a spasso il cane.
Andresti a comprarmi una risma di carta, per favore?
Il giornale di oggi è pieno di brutte notizie.

Il nome può essere derivato quando deriva da un nome primitivo, a cui è stato aggiunto un prefisso o un suffisso. Attenzione: il significato del nome derivato è totalmente diverso da quello del nome primitivo!

Sono nomi derivati, ad esempio: scol-ar-o, latt-ai-o, can-il-e, cart-oleri-a, giornal-ist-a.

Gli scolari di quinta superiore si preparano all’esame di maturità.
Il lattaio ha appena consegnato sei bottiglie di latte.
Martina è appena diventata volontaria al canile di Monza.
La cartoleria all’angolo vende anche libri scolastici.
Un giornalista sta intervistando delle persone per un nuovo servizio.


•    Nomi alterati

Il nome può essere alterato quando contiene dei suffissi che modificano in parte il significato del nome d’origine. In particolare, si possono aggiungere dei suffissi che conferiscono al nome un’idea di piccolezza, di grandezza, di graziosità o di bruttezza, cattiveria.

- Con i suffissi -ino, -icino, -etto, -ello, -icello si rende l’idea di piccolezza. Si formano in questo modo i nomi alterati diminutivi, come uccell-ino, mic-ino, libr-etto, prat-icello.

Un uccellino è appena volato via da quel ramo!
Il micino di Giovanni è tenerissimo.
La signora ha comprato un libretto sugli alla sua bambina.
Fermiamoci su quel praticello, riposiamoci un attimo.

- Con i suffissi -one, -accione si rende l’idea di grandezza. Si formano così i nomi alterati accrescitivi, come gatt-one, ragazz-one, om-accione, donn-ona.

Quel gattone dovrebbe mangiare di meno!
Enrico è diventato un bel ragazzone.
Sono stata seguita da un omaccione per tutta la strada: che paura!
Zia Piera è una donnona tanto alta quanto grossa.

- Con i suffissi -uccio, -olo, -otto si rende l’idea di tenerezza. Si formano in questo modo i nomi alterati vezzeggiativi, come amor-uccio, figli-olo, cucciol-otto.

Amoruccio mio, mi manchi tanto!
Figliolo, sono proprio fiero di te.
Il mio cucciolotto cresce sano e forte.

- Con i suffissi -accio, -astro, -ucolo, -iciattolo si rende l’idea di bruttezza, cattiveria, incapacità. Si formano in questo modo i nomi alterati dispregiativi, come gatt-accio, poet-astro, mostric-iattolo, temp-accio.

Il tuo gattaccio mi ha rovinato tutti i divani!
Il libro di quel poetastro è illeggibile.
Mostriciattolo, metti subito in ordine i tuoi giochi.
Con questo tempaccio non possiamo andare da nessuna parte.

•    Nomi composti

I nomi composti sono formati dall’unione di due parole:

nome  +  nome: madrelingua, ferrovia, capogruppo
nome  +  aggettivo: cassaforte, terracotta, manoscritto
aggettivo  +  nome: altopiano, francobollo, gentiluomo
aggettivo  +  aggettivo: pianoforte, sordomuto, chiaroscuro
verbo  +  nome:  portapenne, parafulmine, cacciavite
verbo  +  verbo: saliscendi          
preposizione  +  nome: doposcuola, sottoveste
avverbio  +  aggettivo: sempreverde

 
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