Agrigento e Valle dei Templi

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Agrigento e Valle dei Templi: classici e immortali


Nel sud della Sicilia la linea dell’orizzonte intercetta sovente testimonianze elleniche, arabe e di altre popolazioni che hanno dimorato nell’isola. Ma il panorama non è affollato o caotico, la natura alleggerisce la quinta scenica mentre il mare illumina l’inquadratura con i bagliori del sole sulle onde. Una storia antica, quella della Sicilia meridionale, per conoscere meglio il presente arricchendo la conoscenza del passato, a iniziare da Agrigento, dai cui rilievi si vede il mare che divide la Sicilia dall’Africa mentre la città sovrasta le vestigia della greca Akragas e la Valle dei Templi, con le colonne doriche in tufo degli edifici sacri. “In basso”, invece, rimangono i ricordi e le eredità storiche della città che vide passeggiare Empedocle.



 Le memorie del tempo sono compendiate dalla Valle dei Templi, sotto l’egida dell’Unesco: tutti e cinque i templi dorici, in realtà, non si trovano in una valle ma su un crinale: interamente costruiti con la locale pietra calcarea dal colore giallo intenso, con la successione da est verso ovest degli edifici di culto che corrisponde alla corretta lettura degli stessi, concepiti per rivolgere il fronte principale al sole nascente. Unico rimasto relativamente intatto è il Tempio della Concordia, trasformato in chiesa nel VI secolo e “saccheggiato” durante il Medioevo, quando i materiali di costruzione vennero depredati e utilizzati per innalzare altri edifici. Il tempio più famoso è il Tempio di Castore e Polluce, simbolo di Agrigento, del quale restano solo quattro colonne e una parte della trabeazione. Sotto uno spigolo della cornice si può ancora ammirare una rosetta, tipico elemento decorativo, mentre sulla destra sussistono i resti di un probabile santuario dedicato alle divinità infernali: Persefone, regina degli Inferi, e la madre Demetra, dea della fertilità. Il Tempio di Eracle - in stile dorico arcaico - è invece il più antico della serie e oggi presenta un allineamento di otto colonne rastremate, rialzate nella prima metà del Novecento. In lontananza, ultimo sulla linea immaginaria che collega tutti i templi della valle, si scorge il Tempio di Efesto, del quale rimangono poche rovine.



 Sconfinando nella provincia di Caltanissetta si arriva a un’altra icona di classicità. Siamo sulla lunga altura che sovrasta la spiaggia a ponente della foce del fiume Gela, sulla costa meridionale della Sicilia. Un tempo occupata da una colonia dorica fondata nel 689.688 a.C., la destinazione vanta vestigia archeologiche di rilievo, le fortificazioni elleniche di Capo Soprano, uno degli esempi migliori, e meglio conservati, di architettura militare greca: il loro eccellente stato di conservazione è dovuto al fatto di essere rimaste sepolte nella sabbia per migliaia di anni sino alla loro scoperta, avvenuta nel 1948. 


Luciana Francesca Rebonato

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