Palio italiano

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Palio italiano: non solo Siena!

Rievocazioni del mondo medievale riassunte in un’unica parola, “palio”, parola-chiave che consente di accedere a manifestazioni di costume intense. La loro scenografia è imponente e nell’aria vibra la tensione emotiva che tanto caratterizza queste disfide a cielo aperto. Sono numerosi, i palii italiani, alcuni così sentiti da condurre, a chi vi assiste, a un crescendo di adrenalina ed emozioni intrecciati a storia e leggenda, potere laico ed ecclesiastico, sobrietà medievale e sfarzo rinascimentale, armi e fiori, drappi e croci.



 Alchimie diverse per dispute antiche eppure sempre nuove, come il più famoso palio italiano, quello di Siena, la città toscana che pare una chiocciola con le vie attorcigliate l’una sull’altra. Qui il palio è una festa millenaria e si disputa due volte l’anno nell’incomparabile scenario di Piazza del Campo: la prima il 2 luglio, in onore della Madonna di Provenzano, la seconda il 16 agosto, per commemorare l’Assunta. In linea di massima. Sì, perché si può indire un “palio straordinario”, come quello del 1969, corso per celebrare lo sbarco dell’uomo sulla luna. Possono partecipare al palio di Siena le diciassette contrade in cui è divisa la città e alla corsa prendono parte i cavalli di dieci rioni, scelti secondo un particolare sistema di sorteggio e avvicendamento. La festa è preceduta da fasi preparatorie come la benedizione di cavalli e fantini nelle chiese della contrada. Prima della corsa è protagonista un grandioso corteo storico, la rievocazione dei costumi e degli ordinamenti della Repubblica di Siena in cui figurano gli sbandieratori di ciascuna contrada, quindi cavalli e cavalieri si allineano per la partenza, segnata dalla fune che trattiene i cavalli: le frequenti “false partenze” aumentano la tensione e quando finalmente la partenza è valida i cavalli si lanciano in un galoppo  sfrenato compiendo tre volte il giro della piazza. Accade che un fantino venga disarcionato ma il cavallo cosiddetto “scosso” può continuare a correre e può capitare anche che vinca il palio, la cui corsa si conclude in meno di un minuto e mezzo.

Passiamo ora alla medaglia d’argento dei palii italiani, che è contesa da Asti e Ferrara. Asti, nel Medioevo soprannominata “La città dalle cento torri”, vede il suo primo palio nel 1275. La grandezza e l’orgoglio del “libero comune” vengono rievocati annualmente la terza domenica di settembre e constano di diverse tappe: il giuramento dei Rettori, l’offerta e la stima del palio e, il giovedì prima della gara, la sfilata con gli sbandieratori. La domenica mattina si svolge il solenne corteo storico con ottocento personaggi in costume vestiti dei colori dei rioni mentre nel pomeriggio ecco che ventun concorrenti cavalcano senza sella: nella finale si affrontano nove cavalieri che compiono tre giri per un totale di 1.300 metri. Anche ad Asti può vincere un cavallo senza cavaliere.



Arriviamo ora a Ferrara e al suo palio di S. Giorgio: si disputa dal 1259 ma il comune ne ha redatto lo statuto nel 1275 ed è per questo motivo che Asti e Ferrara si contendono il primato di palio più antico d’Italia.

Il palio di Ferrara è una delle più grandi e articolate rivisitazioni storiche regionali e dal 1471 si svolge a maggio in onore del duca Borso d’Este, per festeggiarne l’investitura. Le gare sono state “ripristinate” nel 1968 e i cosiddetti palii “moderni” da vincere per altrettante categorie sono quattro, la manifestazione si svolge in tre fasi e il terzo sabato del mese di maggio in tarda serata sfila per il centro storico un corteo storico composto da oltre mille personaggi in costumi rinascimentali, ispirati agli affreschi di Francesco del Cossa a Palazzo Schifanoia. Le gare si tengono l’ultima domenica di maggio e possono parteciparvi solo i residenti che cavalcano a pelo e seguono regole analoghe al palio di Siena, con un’eccezione: i giri di pista sono quattro e non tre.


Luciana Francesca Rebonato

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