ITALIA DELL'ARTE

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Pennellate d’autore

Impresa titanica, quella di compendiare i pittori italiani in un quadro-presentazione che li onori al meglio. Più realistica è una pennellata panoramica, puntando i riflettori su alcuni fra gli eccelsi. Dagli scenari antichi dell’Italia etrusca e greca attraversiamo rapidamente i secoli per giungere al XIII, nel quale spicca Giovanni Cimabue, pseudonimo di Cenni di Pepo (1240 circa-1302), che collabora alla composizione dei mosaici del battistero di Firenze, pittore che imprime nelle sue figure il pathos psicologico e il tormento tipici dell’ultima maniera bizantina. Fra le sue opere, “Madonna col bambino”. Duccio di Buoninsegna (1255 circa - 1318 o 1319) presenta uno stile lirico, malinconico, e la sua arte è raffinata ed elegante con simmetrie armoniose mentre segna la separazione dalla tradizione bizantineggiante Giotto di Bondone (1267-1337), che conquista “il rilievo” – con una plasticità cui il vero non giunge – e “l’espressione psicologica”. Giotto sa creare lo spazio e fra i suoi capolavori vi sono il ciclo francescano della Basilica Superiore di Assisi e la cappella degli Scrovegni a Padova.

 Nel quattrocento l’arte ritorna alla natura ma con un accurato studio delle proporzioni fra i vari elementi di un capolavoro artistico. Dallo stile maturo e disciplinato è il Masaccio (soprannome di Tommaso di ser Giovanni di Mone Cassai, 1401-1428), la cui pittura è fondata sul chiaroscuro originato da un’illuminazione che cade sulla scena da una sorgente precisa, la stessa che diffonde il giorno nel luogo in cui si trova l’affresco. Fra le sue opere, gli affreschi nella cappella Brancacci a Firenze. Beato Angelico - al secolo Guido di Pietro, 1395-1455), è invece il massimo rappresentante dell’idealismo mistico e la sua pittura – come quella di Paolo Uccello – richiama la tradizione del gotico, pur rimanendo radicata nel Rinascimento. Spazio all’eccellenza anche con Botticelli - Alessandro di Mariano di Vanni Filipepi, 1445-1510), spirito complesso, nella cui arte confluiscono diversi elementi psicologici e le mode del tempo, lo sfoggio di allegorie, la ricerca di una bellezza ideale e anche il gusto della Firenze di Lorenzo il Magnifico civile, colta e munifica. Fra le opere spiccano la “Primavera”, “Venere e Marte”, la “Nascita di Venere” e 88 disegni a penna della “Divina Commedia” di Dante. Il Ghirlandaio (1449-1494), invece, riproduce gli aspetti esteriori e appariscenti della civiltà fiorentina e sono splendidi anche i suoi 14 affreschi sulle pareti del Coro di S. Maria Novella a Firenze. Grandiosi anche il Perugino (Pietro di Cristoforo Vannucci, 1450 ca – 1523), maestro di Raffaello, e il Pinturicchio (Bernardino di Betto Betti, 1452 circa - 1513), discepolo del Perugino, con il quale realizza a Roma alcuni affreschi della cappella Sistina. Andrea Mantegna (1431-1506) oltre che incisore è insigne pittore, anche per la corte di Ludovico Gonzaga. Giovanni Bellini detto il Giambellino (1433 circa -1516) per l’uso sapiente del colore supera il fratello Gentile Bellini - entrambi figli di Jacopo Bellini –, viene annoverato fra i maggiori pittori del Rinascimento e fra le sue icone spicca la celebre “Pietà”, custodita nella Pinacoteca di Brera di Milano. Antonello da Messina (Antonio di Giovanni de Antonio, 1429 o 1430 –1479), è il divulgatore della pittura a olio in Italia nonché l’artista capace di imprimere alla razionale spazialità italiana l’atmosfera, la luce e l’attenzione al dettaglio della pittura fiamminga. Il Cinquecento vede i più grandi artisti della storia dell’arte italiana, Leonardo da Vinci e Michelangelo Buonarroti (Caprese Michelangelo, 1475-1564), dall’incredibile fecondità e versatilità. Mentre Leonardo da Vinci (Leonardo di ser Piero da Vinci, 1452-1519) introduce lo sfumato, un chiaroscuro che assorbe le immagini nell’ambiente atmosferico, stemperandone e smorzandone i colori, Michelangelo, invece, sviluppa al massimo il chiaroscuro in funzione del rilievo entro linee precise e risolute. Dell’uomo Michelangelo coglie e studia l’elemento tragico, mentre Leonardo si risolve al mistero dell’essere. Le opere? Capolavori. Ascrivibili a Leonardo sono l’“Adorazione dei Magi” (Uffizi, Firenze), l’“Ultima Cena” (S. Maria delle Grazie, Milano), “S. Girolamo” (Pinacoteca Vaticana) e la “Gioconda” (a Parigi) mentre sono a firma di Michelangelo la volta della Cappella Sistina (Roma), il “Giudizio Universale”, la “Conversione di S.Paolo” e la “Crocifissione di S. Pietro” nella Cappella Paolina in Vaticano. Raffaello Sanzio (1483-1520) svolge un’attività copiosissima, equilibrando con la sua serenità la drammaticità michelangiolesca e l’enigmatica espressione di Leonardo mentre Antonio Allegri detto il Correggio (1489-1534) assorbe ed elabora tutti gli spunti di Leonardo, Michelangelo e Raffaello così come ogni pennellata di Tiziano (1480/1485-1576) è forma, massa e materia e l’artista porta nell’arte la naturalezza e il calore del realismo in molti soggetti sacri. Alla scuola veneziana appartengono anche il Giorgione (1478-1510), che non ha firmato nessuna opera e Jacopo Robusti, noto come il Tintoretto (1519-1594), con opere nelle quali l’uso drammatico della luce e della prospettiva lo fanno considerare il precursore del Barocco.

Michelangelo Merisi, il Caravaggio (1571-1610) è fra gli innovatori della pittura barocca, dallo stile netto e risoluto, in cui la funzione innovatrice della luce costruisce i volumi e li definisce nel gioco violentemente drammatico del chiaroscuro, facendo così affiorare dall’ombra la realtà nella sua  immediatezza. Straordinari i suoi “Cena in Emmaus” (Pinacoteca di Brera, Milano), e “Ritratto di Papa Paolo V” (Galleria Borghese di Roma). Nel Settecento spicca la Scuola Veneziana con due fuoriclasse: il vedutista Canaletto (Giovanni Antonio Canal, 1697-1768), con vedute veneziane la cui scienza prospettica è perfetta: per dipingere le sue opere, talvolta l’artista si avvale della camera ottica. Grandiose anche le opere di Giambattista (o Giovanni Battista o Zuan Batista) Tiepolo (1696-1770), dalla copiosa produzione, con il colore non più incupito e sommerso nel fondo bruno bensì più chiaro e alleggerito, vario nella copiosa gamma dei toni. Straordinario è anche Francesco Lazzaro Guardi (1712-1793) che al contrario del Canaletto nelle sue vedute propone un’interpretazione del dato soggettiva e reale. Nell’Ottocento e nel contesto del Verismo spicca il livornese Giovanni Fattori (1825-1908), che spesso raffigura nelle tele il suo mare e la natura abitata da uomini e animali. Fra i veristi sono inclusi i Macchiaioli, che aderiscono a questo movimento pittorico nato a Firenze tra il 1850 e il 1860. Fra i suoi più famosi esponenti vi sono Serafino De Tivoli, Telemaco Signorini, Raffaello Sernesi





Fra i massimi esponenti del Divisionismo italiano emerge Giovanni Segantini (1858-1899) mentre il Futurismo italiano della pittura è firmato da Umberto Boccioni (teorico del movimento, 1882-1916), Giacomo Balla (1871-1958), Carlo Carrà (1881-1966), Fortunato Depero (1892-1960). L’inquietudine dei futuristi si ritrova anche nelle opere di Amedeo Modigliani (1884-1920), famoso per i suoi ritratti femminili  con colli affusolati e volti stilizzati. Giorgio de Chirico (1888-1978) è esponente della pittura metafisica mentre Renato Guttuso (1911-1987) realizza un’arte incentrata sul rifiuto della cultura borghese.

 


Luciana Francesca Rebonato

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