Trento

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Trento, tra arte e natura

 

Città d’arte, Trento, calata in un paesaggio che le regala, a pochi minuti di macchina, palestre di roccia, percorsi-salute, sentieri nei boschi e panorami superbi. Città d’incontri, anche, vocazione antica che la rese protagonista di eventi storici importanti, soprattutto tra il 1545 e il 1563, quando ospitò il Concilio della Riforma Cattolica.



Percorrendo velocemente i secoli da allora si giunge al presente e al compendio artistico della città il cui epicentro è piazza Duomo – nella quale spicca la cattedrale dedicata a S. Virgilio, austera e imponente -, piazza che sfoggia alcuni dei palazzi più importanti di Trento. Il duecentesco palazzo Pretorio, innanzitutto, che ospita il Museo Diocesano Trentino, a fianco del quale si erge la torre civica, del XIII secolo, sorta in corrispondenza della Porta Veronensis, l’ingresso alla città in epoca romana. Nella piazza campeggia una singolare fontana, quella di Nettuno con il suo tridente. Certo che una divinità marina in una località attorniata dai monti è davvero curiosa ma una spiegazione, anche se pseudostorica, esiste. Tutto si chiarisce con i tre dossi, detti “i tre denti”, che circondano Trento. Una leggenda narra che ci siano loro all’origine del nome Trento e che siano sempre loro il motivo per cui fu scelto Nettuno, divinità con il tridente, al momento di una fontana da porre nel cuore cittadino, di cui diventarne il simbolo.

Dalle leggende al sacro: è imperdibile via Belenzani, che riassume le evoluzioni urbanistiche volute da Bernardo Clesio, principe-vescovo della città, che propose al mondo intero Trento quale sede del Concilio e che sostituì agli antichi portici le ampie strade che vediamo ancora oggi. E ora passiamo dal sacro al profano: nelle vicinanze di via Belenzani si trova il maestoso palazzo Fugger-Galasso, secentesco, chiamato “il palazzo del diavolo” in virtù della leggenda popolare che lo vuole edificato in una sola notte grazie all’intervento di satana. In questo aleggiare di storia, religione e leggende ci si dirige verso il castello del Buoncosiglio, che, si narra, fu chiamato inizialmente “Malconsiglio! – dal tedesco Mahl, ovvero riunione, adunanza -, denominazione che si trasformò nel ben augurante “Buonconsiglio”. Sede indiscussa dei principi-vescovi di Trento nel duecento, rimaneggiato nel corso dei secoli, comprende numerosi edifici all’interno della cinta muraria: il Castelvecchio, la torre Grande, il Magno Palazzo, la Giunta Albertiana, la torre dell’Aquila. Una visita a quest’ultima e agli affreschi del “Ciclo dei mesi” è un must per coloro che visitano Trento.



Una città apparentemente austera, Trento, perché la sua indole è piuttosto sbarazzina, propensa a festival dedicati alla montagna, rassegne internazionali di danza, musical e festival. È allegra, Trento, quando è invasa dal vociare della gente all’ora dell’aperitivo, quando i trentini, perpetuando antiche tradizioni, compiono il tradizionale “giro al Sas”, ovvero un percorso che si snoda attraverso le vie Manci, San Pietro, Oriola e Sas Mazzurana, dalle vetrine ammiccanti. Una città che ama diversificare e proporre, Trento, e proprio per questo si rivela sfiziosa e avvincente.



Luciana Francesca Rebonato

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