Venezia insolita

 

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Venezia, proposte fuori pista


La fama della sua celeberrima laguna è dovuta al concorrere di due forze opposte, il flusso e il riflusso della marea in binomio con l’apporto dell’acqua di fiumi e canali. In mezzo si distende Venezia. Una città emozionale, sicuramente, da assaporare lentamente fra le calli per conoscere la Serenissima meno conosciuta e la Venezia meno famosa non significa meno preziosa. Anzi. Basti pensare che uno fra gli interessanti itinerari “alternativi” muove dal ghetto ebraico e si inoltra sino a campo Sant’Alvise e all’omonima chiesa i cui interni sono impreziositi da dipinti del Tiepolo e prosegue sino a S. Giacomo dell’Orio, uno fra i luoghi di culto più antichi della città e che conserva opere di Lorenzo Lotto, Paolo Veneziano e Paolo Veronese. 



Ma andiamo con ordine. Qualcosa di insolito e di particolare si avverte entrando nel Ghetto il cui ingresso principale è su Cannaregio, uno dei sestieri insieme a S. Marco, Dorsoduro, S. Croce, S. Polo e Castello. Il ghetto si suddivide in due parti, Ghetto Vecchio e Ghetto Nuovo: al primo si accede dall’omonima calle e vanta due sinagoghe principali, la Scuola Spagnola e la Scuola Levantina. La Scuola Spagnola è la più grande sinagoga della città, edificata nel XVI secolo dagli ebrei spagnoli e all’interno presenta una ricca decorazione di ispirazione chiaramente veneziana, con tutta la teatralità degli ori, dei rossi e dei marmi. La Scuola Levantina è più piccola e presenta, oltre a un soffitto in legno intarsiato, un magnifico bimàh (pulpito) del 1650 circa, un autentico lavoro di oreficeria attribuito ad Andrea Brustolon, famoso scultore su legno cui si deve la perfetta fusione perfetta tra l’arte ebraica e quella veneziana. Per un approfondimento del tema è da percorrere anche il Ghetto Nuovo - che paradossalmente e malgrado il nome è anteriore al Ghetto Vecchio - circondato da canali e detentore del Museo di arte ebraica nel quale sono raccolti arazzi, oggetti di culto e profani databili dal XVII al XIX secolo. Dal Ghetto si può proseguire verso campo e chiesa di S. Alvise, eretta nel 1388, al cui interno sono conservati dipinti di G.B. Tiepolo. Ancora maestri delle arti figurative nella chiesa di S. Giacomo dell’Orio - e nell’omonimo campo, uno dei rari spazi alberati del cuore cittadino – certamente fra le più antiche della città: ricostruita nel 1225, subì nei secoli successivi aggiunte o modifiche. Il suo interno a croce latina, oltre a mantenere intatto il fascino dell’edificio medievale, è un autentico scrigno di opere d’arte fra le quali spiccano un Crocifisso ligneo trecentesco, opera di Paolo Veneziano, mentre fra i numerosi dipinti spiccano Madonna col Bambino e Santi di Lorenzo Lotto e S. Lorenzo, Girolamo e Prospero di Paolo Veronese (1572).


Non molto distante nonché alternativa a quadri e chiese è il Fontego dei Turchi, duecentesca casa-fondaco veneto-bizantina. E dal fondaco passiamo ai forti, visto che esiste anche una Venezia fortificata che pochi conoscono: del vasto, antichissimo e complesso sistema difensivo della città sopravvivono alcuni forti che fino a poco tempo fa erano destinati all’utilizzo esclusivamente militare e che ora sono stati riconvertiti - non tutti, la maggior parte - in aree dedicate alla cultura. Si tratta di nuovi percorsi storico-naturalistici tra laguna ed entroterra e il percorso ha inizio a Forte Marghera, il più antico e imponente: a pianta stellata, è stata la prima opera fortificata eretta per la difesa di Venezia e del suo arsenale. Da qui si prosegue per Forte Manin per arrivare a Forte Bazzera, dove si trovano le polveriere rimaste dalla prima guerra mondiale. Fra scavi archeologici, foci di fiumi e torri di avvistamento si giunge a Forte Carpenedo, che presenta - perfettamente ricostruiti - gli ambienti militari di fine Ottocento, scuderie incluse. 



 Proseguendo alla scoperta di altri fortilizi ci si può imbattere anche nei bei mulini del Marzenego prima di prendere il largo e visitare i forti della laguna: tra un’isola e un’altra, ecco quella strategica di S. Andrea all’ingresso della laguna con il suo forte e poi il Lazzaretto Nuovo, il Forte San Felice a Chioggia, la Torre Massimiliana a Sant’Erasmo, la Tenuta Scarpa-Volo a Mazzorbo o il Forte Ca’ Roman sul litorale di Pellestrina.
L’isola di Pellestrina è tradizionalmente abitata nei piccoli centri di San Piero in Volta e di Pellestrina.



Per approfondimenti sulla città di Venezia: clicca qui

 


Luciana Francesca Rebonato

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