Rovigo, i volti del suo intrigo

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Rovigo, i volti del suo intrigo

Sulla scia di un profumo l’emozione si mette in viaggio. E nel Polesine, mosaico della provincia di Rovigo, di fragranze ve ne sono a profusione: seduzioni che connotano il paesaggio, lo pervadono, lo avvolgono e inebriano con folate salmastre. Essenze che cambiano e intrigano, anche quando è in scena il petrichor, il profumo di pioggia nell’aria, fragranze accomunate da scenari dai grandi orizzonti, dal perenne gioco tra acqua e terra, dal respiro della vita che accompagna lo scorrere delle stagioni e regala il raro gusto dell’emozione.  



Terra tra l’Adige e il Po, il Polesine, che vede la sua espressione museale nelle collezioni del Museo dei Grandi Fiumi di Rovigo, ospitato nell’ex monastero Olivetano di San Bartolomeo. Un omaggio a questa fertile Mesopotamia d’Italia, una terra dalle molteplici chiavi di lettura: basta scegliere una direttrice e percorrerla per scoprire, poi, che se ne possono intrecciare altre in infinite suggestioni e combinazioni. Natura, arte, archeologia, cultura, un pentagramma di proposte capitanate da Rovigo, discreta e medievale, con la storia incisa nella pietra e le due torri dell’antico castello che delineano lo skyline cittadino, soprattutto la torre del Donà. Ai suoi piedi, Rovigo e le sue icone: piazza Vittorio Emanuele II, il cuore pulsante della città con la loggia dei Nodari, la torre dell’Orologio, il neoclassico palazzo dell’Accademia dei Concordi, il cinquecentesco palazzo Roncale e il quattrocentesco palazzo Roverella. Un must di storia e di arte, quest’ultimo, diventato ora la prestigiosa sede della Pinacoteca dell’Accademia dei Concordi e del Seminario – custodisce arte veneta dal XV al XVII secolo e capolavori, fra i numerosi, di Bellini, Tiziano, Tintoretto -, scrigno di mostre – sovente di rilevanza internazionale - come la mostra fotografica “Terra senz’ombra. Pietro Donzelli” svoltasi nel 2017 a palazzo Roverella: un’ampia retrospettiva, a cura di Roberta Valtorta, dedicata alla vasta ricerca che Pietro Donzelli svolse nel Delta del Po negli anni Cinquanta, circa duecento immagini, stampe vintage o moderne, molte delle quali finora inedite.

Conclamata nei secoli, invece, è la valenza degli eventi di Rovigo e del Teatro Sociale, che si affaccia sull’ottocentesca piazza Garibaldi nella quale campeggia una statua dell’eroe dei due mondi. Prestigioso, del 1808 ed effervescente in proposte, il teatro apre oggi i battenti a un pubblico appassionato e competente con musica, prosa, lirica e danza e con un laboratorio di scenografia fra i più stimati d’Italia. Ancora malìa ma in coreografie ecclesiastiche nel tempio della Beata Vergine del Soccorso, detto “La Rotonda”, realizzato da Francesco Zamberlan - allievo di Palladio – e definito da Vittorio Sgarbi “Icona del Seicento”. Essenziale è il suo esterno, in dicotomica contrapposizione con il trionfo di dipinti al suo interno, un susseguirsi di chiaroscuri, un capolavoro d’arte che si stempera su tutte le superfici della chiesa, costellate da un ciclo pittorico a opera di Maffei, Celesti, Varotari.    



Una straordinaria bellezza si irradia anche da altre località a pochi minuti di macchina da Rovigo. A Lendinara, per esempio, adagiata sulle rive del fiume Adigetto, da percorrere lentamente, e tappe irrinunciabili sono il duomo, piazza Risorgimento, la torre dell’Orologio e palazzo Pretorio – del XV secolo - e via Giambattista Conti, dove spicca il Teatro Ballarin - già granaio cittadino, convertito in teatro nel 1814 -, con uno sfizioso e ragguardevole calendario di eventi. E poi il Museo del Risorgimento, al piano nobile di palazzo Boldrin, fra i palazzi storici della località, che nei suoi ambienti ospita la Cittadella della cultura con una stupefacente biblioteca il cui nucleo originario è dato da incunaboli, cinquecentine e libri antichi. E che libri. Basti pensare che vi sono “La Gerusalemme liberata del Tasso” stampata a Venezia da Giovanni Battista Albrizzi - contenente 95 incisioni realizzate su disegni di Piazzetta - e gli “Statuti” della città di Verona, risalenti al 1475. Firme autorevoli anche nelle sette chiese di Lendinara fra le quali la cinquecentesca abbazia della Madonna del Pilastrello - chiesa rinnovata a fine Settecento - con la statua della Madonna Nera e una cappella ritmata da colonne bianche e con volte color zaffiro.

E struggente è la bellezza di Fratta Polesine, da scoprire e ammirare in silenzio, attoniti per l’ennesimo capolavoro della natura punteggiato da gemme d’arte e con un tripudio di ville fra le quali spiccano la palladiana - e patrimonio dell’Unesco - Villa Badoèr e l’adiacente Villa Molin-Avezzù, incantesimi neoclassici. Presso la barchessa nord di Villa Badoèr, peraltro, è da scoprire con attenzione il Museo Archeologico Nazionale, un unicum della protostoria italiana. Storia e aneddoti si intrecciano, in questo arazzo del Polesine, e portano alla luce segreti antichi, come quello del tunnel che da Fratta Polesine corre sino a Villa Cagnoni Boniotti, a Villamarzana: durante i lavori di restauro della villa - la cui costruzione risalirebbe al 1589 -, sono emerse tracce del passaggio a opera, probabilmente, dei Carbonari attivi in zona. E a proposito di questo, un ulteriore tassello del mosaico storico territoriale, sempre a Fratta Polesine: la Casa-Museo di Giacomo Matteotti.

Questi sono alcuni fra gli innumerevoli spunti per partire alla scoperta del Polesine, o meglio, del Medio Polesine, quello che si distende attorno a Rovigo, ma ci sono anche l’Alto Polesine – la cuspide occidentale – e il Delta del Po veneto, la parte orientale, un microcosmo a sé cui dedicare un altro soggiorno. Dopo aver scoperto il volto squisitamente artistico di questa terra tratteggiato da torri, città murate e rocche incastonate in un contesto spettacolare e rurale: basti pensare che il centro fieristico di Rovigo, il Censer Rovigo Fiere, è ospitato nell’ex zuccherificio della città. Luoghi incantati e incantatori dove l’assenza di confini tra uomo e natura è assolutamente irresistibile. Soprattutto indimenticabile.


Luciana Francesca Rebonato

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